martedì 26 luglio 2011

L'idea del viaggio.

Quand'è che si viaggia veramente? Io credo che sia troppo facile collegare il concetto di viaggio ad una settimana trascorsa lontano da casa, magari d'estate. Penso invece che sia l'idea del viaggio in quanto tale a farci crescere davvero le ali, a dispetto di tutti coloro che credono solo negli angeli. Si tratta di brevi momenti, per lo più, in cui ti incanti all'improvviso fantasticando su luoghi lontani o semplicemente ricordandone alcuni che hai già visto in un tempo ormai troppo passato e che per questo necessita di essere attualizzato al più presto, quantomeno in quella parte di cervello che è collegata al cuore.

A volte basta immaginare situazioni e persone nuove in un contesto conosciuto per sentirsi in viaggio. Oppure, ripercorrere uno stesso tragitto per finalità diverse dal solito. E' una questione di geografia dell'anima che, come un mappamondo, gira a tutta velocità attorno all'asse del tuo corpo e ogni tanto si sofferma su un luogo, mostrandone i contorni in modo nitido e pieno, anche e soprattutto se quel posto non l'hai mai visto. Poiché in quel caso sovviene l'immaginazione, che disegna con mano ferma qualsiasi cosa, creando dal nulla città e quartieri, paesaggi e strade, persone e cose. Di una bellezza così accecante che sembrano finte, quasi inventate. Che poi, in effetti, sarebbe proprio così se non fosse che l'immaginazione, per completare il proprio lavoro, si accompagna con l'illusione del vero, trasformando in realtà ciò che reale, in fondo, non è.

Ci sono volte, invece, in cui una semplice discussione con uno sconosciuto su un treno può risvegliare la sensazione del viaggio. A me capita, in questi casi, di sentirmi un puntino bianco qualsiasi nello sterminato foglio del mondo. Ed è proprio quel voluto anonimato a rendermi importante. Perché posso andare dovunque, fare qualsiasi cosa, senza uno schema preciso, godendo della brezza dell'improvvisazione che soffia per spazzare via l'afa dei precisi ingranaggi della quotidianità. Mi sento onnipotente perché imprevedibile, soprattutto da me stesso. Una scheggia impazzita nell'asse legnoso del mondo. Pronto a saltare quando sentirò la musica giusta per farlo.

Non dico che non ci sia bisogno di viaggiare veramente. Dico solo che non bisogna arrendersi quando non c'è la possibilità di farlo. Perché l'idea del viaggio é dentro l'uomo, che appunto è un essere che pensa e ama. E non a caso, proprio per questo, ha dato un nome ai sogni e ha scoperto le stelle.

Dedicato a tutti quelli che viaggiano ogni giorno. E che usano l'indice della mano non per ammonire o dire di no, ma per fermare ogni volta quel mappamondo impazzito che hanno dentro. E che colora di verde e azzurro la loro anima.

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