lunedì 23 novembre 2009

Storia di un libretto universitario.

Premetto. Sto parlando da studente di un corso biennale specialistico, iniziato ad ottobre del 2008. In quanto tale, dopo il conseguimento della laurea triennale, ho dovuto procedere ad una nuova iscrizione presso la mia Facoltà, per l’appunto al corso specialistico; ciò ha comportato una nuova matricola, un nuovo iter burocratico in segreteria e soprattutto un nuovo libretto. Anzi, direi, il “diritto” a possedere un libretto per registrarvi gli esami del biennio.
In effetti, i tempi di consegna dei libretti sono notoriamente lunghi! È sicuro, insomma, che gli esami del primo semestre del primo anno saranno sostenuti senza il libretto. Decorsi per lo meno 6 mesi, ecco che finalmente “esso appare in tutta la sua bellezza”, ammunticchiato con altre migliaia di suoi simili su traballanti tavoli della segreteria e, molto spesso, senza che neanche siano state inserite tutte le materie fin lì sostenute! Allo studente non resta altro che provvedere al suo ritiro (altra fila in segreteria!).
Ora, anche questa attesa semestrale, di per sé, a mio parere, costituisce un disservizio: effettuata l’iscrizione, infatti, matura automaticamente il “diritto al libretto”; però la “prassi” accademica è questa e in un certo senso ciò è comprensibile data l’enorme mole di iscritti alla nostra Università e, soprattutto, alla Facoltà di Giurisprudenza.
Ma questa volta la vicenda non è andata affatto così: vi narro ora, in breve, l’ “affaire libretti”!!
Decorsi i suddetti 6 mesi nell’indifferenza generale (nessuno osava chiedere notizie dei libretti in segreteria, data l’impossibilità di ricevere risposte affermative), verso giugno mi accingo a chiedere informazioni in proposito ai nostri “cari” segretari. Ricevo sì una risposta, ma assolutamente negativa: i macchinari sono rotti, se ne riparla a settembre.
A questo punto, devo chiarire cosa dove si trovano questi fantomatici “macchinari” per la stampa dei libretti. Ebbene, essi sono situati presso il “CIS” (non so se si scrive così, né se sia un acronimo: mi sono limitato a trascrivere un suono, una parola che ho sentito pronunciare in segreteria un sacco di volte, senza mai capirne l’effettiva natura): si tratta di un ufficio che si occupa, tra le altre cose, della stampa di tutti, ma proprio tutti i libretti degli studenti dell’intero Ateneo della nostra città! Data l’enormità di questo lavoro, penserete che il suddetto ufficio si trovi in un mega-palazzo e che un piano solamente sia dedicato ad ospitare un gigantesco cervellone elettronico che, districandosi tra cognomi, date di nascita, materie,voti, facoltà, ecc. sforna quotidianamente libretti e libretti e ancora libretti. Niente di tutto questo. Stando alle indicazioni dei nostri segretari, tale ufficio è collocato in uno scantinato, cui si accede da una porticina che si trova sotto le scale della mia Facoltà, sulla destra, seminascosta e polverosa.
Ora, io non so se il “CIS” abbia una sede più consona alle sue attività (lo spero, a questo punto); sta di fatto che, dopo aver desistito a giugno, soprattutto per l’approssimarsi dell’estate che ovviamente meritava molta più attenzione, ecco che, puntuale come un orologio svizzero, giorno 1 settembre mi ripresento in segreteria e riformulo la domanda fatidica: “notizie dei libretti?”. La risposta è identica a quella di giugno, con l’aggiunta di un innocente e piagnucoloso “non è colpa nostra, aspettiamo quelli del CIS (ecco l’onomatopea di cui parlavo prima): vada a parlare con loro,se proprio vuole!”. E mi indirizzano nello scantinato che vi ho descritto in precedenza. Lo raggiungo, entro e trovo un impiegato solingo intento a lavorare al suo pc. Gli chiedo allora informazioni sui libretti. La sua risposta è un misto di maleducazione, scorbutaggine e saccenza: con tono arrogante mi dice che non è tenuto a rispondermi, che la responsabilità è della mia segreteria – lo dovrei sapere visto che faccio giurisprudenza - e che comunque i macchinari sono rotti. Ora, io dico: ma come si fa ad avere ancora i macchinari rotti dopo un anno, visto e considerato che è l’intera Università ad essere servita da questo ufficio? Perché tanta lentezza, se tutto è bloccato per colpa loro?
Esco inorridito e mi ritrovo al punto di partenza: questa volta però decido di aggirare l’ostacolo e rivolgermi al Coordinamento delle segreterie dell’Università (una sorta di ricorso gerarchico amministrativo, come direbbe sempre il Prof. R., anche se questa volta ci sarebbe arrivato anche il Signor P., ad onor del vero!). Quest’altro ufficio (che forse non ha neanche questo nome, ma credo che il mio appellativo renda l’idea) è situato in un altro remoto luogo inaccessibile della nostra Università: plesso della Facoltà di Economia, portoncino laterale, secondo piano, scale semibuie, puzza, impiegati nullafacenti, foglio protocollo attaccato alla porta con su scritto il nome dell’ufficio, corridoio angusto, due stanze, una per le segretarie e una per il “mega-super-direttore” (lo chiamerei così, in perfetto stile fantozziano, per il semplice fatto che anche nel mio caso è stato impossibile raggiungerlo o vederlo durante le mie brevi visite in questo luogo, ma nonostante questo ho percepito distintamente la sua aurea immensa!). Comunque. Riesco a comunicare il mio problema dopo aver atteso in fila dietro un sacco di gente che chiedeva le più disparate cose (documenti, autorizzazioni, addirittura stipendi: un’autentica corte dei miracoli!) e una delle due segretarie, molto cordialmente, dopo aver fatto una telefonata “a chi di dovere” mi assicura che avrò il mio tanto agognato libretto ai primi di ottobre. La ringrazio ed esco soddisfatto. Forse qualcosa ancora funziona.
Giunge subito il primo ottobre e, forte delle mie “informazioni sicure”, mi presento in segreteria con un sorriso a 32 denti e mi gusto ogni singola sillaba della mia domanda: “sono arrivati i libretti?”. Inaspettata e tragica, la risposta trancia ogni mia speranza come una ghigliottina affilata: “no, stiamo ancora aspettando che ce li portano. Torni a metà ottobre”.
Incredulo, esco dalla segreteria e vago smarrito nel cortile della Facoltà. Non so più che pensare. O meglio, so perfettamente a cosa pensare, ma l’ho fatto tante di quelle volte che ormai mi viene il vomito. Il problema di fondo, infatti, è come al solito legato a noi studenti, al nostro disinteresse e alla nostra apatia. È un discorso generale, che ovviamente prescinde dall’oggetto della mia “avventura librettesca”, che è la minor cosa. Ribadisco un pensiero che ho espresso già in un commento ad un editoriale su questo sito: se ci sono disservizi, situazioni antipatiche, problemi di ogni sorta nella nostra Università, ciò si deve in primis al fatto che noi studenti non muoviamo mai un dito per risolverli: ci siamo abituati a tutto questo; se ci tocca da vicino, poi, ecco un motivo in più per lagnarci: e piangiamo, invidiamo le Università del nord e, in soldoni, tiriamo avanti così. Abbiamo dei diritti e, per il solo fatto che paghiamo ogni anno tasse esorbitanti, abbiamo il dovere di esercitarli e pretenderne il rispetto da parte degli altri: faccio un po’ di qualunquismo, è vero, ma ogni tanto ci vuole.
In ogni caso, chiusa questa mia parentesi “filosofico-populista”, concludo il mio racconto. Tornato a metà ottobre in segreteria, senza troppa sorpresa ormai, mi si dice non c’è ancora nulla e, dopo un’altra visita al “mega-super-direttore” (alla sua segretaria, ovviamente: lui è inarrivabile!), finalmente vengo a conoscenza, per vie traverse, del fatto che i libretti sono arrivati in segreteria, che devono essere compilati e che saranno disponibili a fine mese.
Riesco ad ottenere il mio libretto solo intorno a metà novembre, con la foto stampata male e incompleto per quanto riguarda la trascrizione delle materie, ferme a maggio del 2008 (in realtà qui c’è un concorso di colpa di N.D.G. nell’aggiornamento della “carriera-studente” sul sito internet). Se tutto va bene i segretari dovrebbero completarlo prima del prossimo esame di dicembre, ma intanto ho trascorso quasi un anno e mezzo su due del corso specialistico senza libretto. E il bello è che prima di laurearmi dovrò restituirglielo!


NOTE
-Perdonate i miei eccessivi richiami al Prof. R., docente di diritto amministrativo, ma in questo periodo sto studiando questa materia e mi sta “uscendo dalle orecchie”, come si suol dire.
-Il Signor P. è un nostro collega attempato e un po’ tonto che segue le lezioni di diritto amministrativo con noi. È diventato la spalla ideale del Prof. R. nei suoi esempi durante le spiegazioni. Veste malissimo, attacca bottone con tutti e interviene sempre a sproposito, ma gli vogliamo bene.
-Ovviamente, ho usato un tono volutamente esagerato per raccontarvi questa vicenda. Ci tengo a precisare che nella segreteria della nostra Facoltà, nonostante tutto, ci sono persone che lavorano per bene e sono molto disponibili, oltre che simpatiche e cordiali.
-N.D.G. è un acronimo e indica il web-master della nostra Facoltà, grassoccio, spelacchiato, occhialuto e non molto pratico del settore. Vi dico solo che il “nickname”N.D.G. non gliel’abbiamo appioppato noi studenti, ma se l’è inventato lui. E vi ho detto tutto.