mercoledì 8 giugno 2011

L'altra faccia del referendum.

Credevo di aver già detto tutto sull'argomento referendum. Eppure mi sono accorto che manca ancora qualcosa. Nel mio blog e in molta gente.

Accanto all'entusiasmo ed alla fiducia nel voto dei prossimi domenica e lunedì, infatti, striscia, subdolo e velenoso, il serpente dei cinici e dei disillusi illusi di esserlo. Ho letto da qualche parte che il cinismo è l'armatura dei disperati che non sanno di esserlo (credo fosse Saviano). Ecco, ciò si sposa perfettamente con il concetto di disillusi precedentemente espresso, riferibile a quelle persone che hanno deciso di non votare perché "tanto il quorum non si raggiungerà", perché "non avete idea di quanto costi un referendum, con la crisi che c'è", perché "è tutta una strategia per far cadere il Governo", perché "nessuno veramente sa per cosa sta votando". Mi ero promesso di non esprimermi in merito, ma sento il dovere di farlo, poiché quella che era soltanto una voce, in realtà, assume sempre più i connotati di un coro. Stonato, a dir la verità, ma sempre un coro.

Ora, queste persone non fanno altro che nascondersi dietro la suddetta armatura del cinismo, di una disillusione che, in realtà, è pura illusione. Chi rinuncia allo strumento del voto referendario non fa altro che dimostrarsi vittima del sistema di ombre, menefreghismo, scetticismo, egoismo, disinteresse per la cosa pubblica, che l'attuale classe politica che ci governa usa da sempre come strumento per narcotizzare i cittadini (compresi i propri elettori), assordandoli con proclami senza capo né coda e distraendoli con teatrali messe in scena, attraverso le quali si ostenta un benessere collettivo che, di solito, viene prontamente smentito dai fatti della quotidianità. Uno slogan potrebbe essere: "Ognuno si faccia i fatti suoi, che al resto pensiamo noi". In questo sta la disperazione. Una sorta di conseguenza naturale di tali fatti. Che si trasforma in amore per il proprio orticello e disamore per tutto ciò che lo circonda. Vuol dire zappare in modo indefesso sempre la stessa zolla, invidiando quella del vicino, soffrendo la fame, ma non potendo farci nulla perché niente è più bello di quella zolla. Così ci hanno detto. E così io dico.

Ecco, è questo il problema. Ciò che noto in questa gente è la progressiva e inesorabile morte della coscienza collettiva, a seguito della tortura del senso civico, del soffocamento del diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la comunità - essendo intaccati addirittura i principi costituzionali (questi sconosciuti) - e, perché no, dello stupro dell'etica, sotto il cui vessillo ogni cittadino dovrebbe marciare, stante il macabro e pietoso spettacolo che ultimamente viene messo in scena dai governanti.

Insomma, queste persone credono di aver maturato una decisione consapevole, scegliendo di non andare a votare, quando, invece, essa è solo frutto di un'ipnosi che, per fortuna, pare non attecchire sulla maggioranza, anche se, per dirlo, bisognerà attendere l'esito della due giorni di voto. In termini di quorum, naturalmente. Perché vorrebbe dire che ha votato anche chi era contrario. Scegliendo di esprimersi, come è giusto che sia, e dicendo di no.

Allora vorrà dire che è stata trovata la parola magica che ha spezzato l'incantesimo. Che questa gente si è accorta che, appunto, la disillusione che ottundeva loro il cervello era solo un'illusione. Di un mago molto potente, in verità. Che però, ormai, è buono solo a raccontare barzellette.

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