venerdì 29 aprile 2011

Mens ansiosa in corpore sano.

“L'ansia è una faccenda che ti si gonfia nella testa. E' come l'aria per il pallone: di concreto c'è solo un sottilissimo strato di gomma elastica, tutto il resto è aria.”
(Ascanio Celestini, “Io cammino in fila indiana”)

Tendenzialmente, io non sono una persona ansiosa. O meglio, ogni tanto ho l’ansia di sembrare ansioso agli altri. Perciò, a conti fatti, sono ansioso pur credendo di non esserlo. Per vero, però, lo sono per difendermi da accuse di ansia da parte di altra gente che esibisce la propria ansia con falso vittimismo. Quindi, è un’ansia giustificata. O forse una finta ansia. Perché credo che chi riconosce la propria ansia in realtà non sia ansioso in senso tecnico ma solo di facciata. Ma allora sono come quelli da cui voglio difendermi, ossia ansioso per presenzialismo. No, no. Al solo pensiero mi viene l’ansia.
Ecco, l’ansia (per lo meno la mia) nasce così, ma muore in modo diverso, cioè all’improvviso. Io, in verità, mi sono sempre reputato un tipo ansioso. Ma devo ammettere che, col passare degli anni, lo sono stato sempre meno. Posso affermare con orgoglio che questo è probabilmente l’unico tratto negativo del mio carattere che ho debellato. È già qualcosa. Non ho mai avuto ansia per un esame, ad esempio. O meglio, riesco a indirizzare questo strano fenomeno psicologico dalla mente al corpo, somatizzandolo. Così la mente rimane attiva e funzionante, non si rimbecillisce, mentre il corpo comincia ad avere qualche scompiglio. Ad esempio, faccio molte pipì, mangio, mi alzo e cammino. E soprattutto, a fine esame o simili, crollo come un albero segato a mezzo fusto, proprio perché il mio corpo, che ha accumulato l’ansia per liberare la mente da qualsiasi onere che non fosse quello di essere lucida al momento giusto, non deve più trattenerla e quindi anche lui, che ha sopportato in silenzio quel peso, finalmente, se ne priva. E lo butta giù, attraverso i piedi, dopo aver raccolto, nel suo tragitto dal collo verso il basso, ogni frammento d’ansia che aveva diligentemente depositato qua e là per non incidere eccessivamente su una parte del corpo in particolare. Non lo butta dalla testa, perché il corpo la rispetta. Sempre. Anche quando non sembra esserci un motivo. La vera ragione, semplicemente, sta nel fatto che, senza la mente, il corpo sarebbe inutile. Il corpo, in realtà, ama la testa. In segreto la venera e la adora, anche quando lei, come ogni donna che si rispetti, lo fa andare fuori di giri o lo sballottola qua e là. Non può stare senza di lei. Senza di lei non esiste, non è corpo. È un amore viscerale, che si manifesta ogni giorno. Magari non ce ne accorgiamo. Ma ognuno di noi, quotidianamente, è teatro della più bella storia d’amore mai messa in scena.

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