mercoledì 24 agosto 2011

Occhi.

Occhi che ti guardano. Basterebbe questo, se sono quelli giusti. Per afferrare ciò che altre parti del corpo difficilmente riuscirebbero ad esprimere allo stesso modo. Desiderio, curiosità, malinconia, delusione, sorpresa, felicità. Gli occhi parlano una lingua tutta loro. E ben pochi sono gli interpreti in grado di decifrarla.

Io impazzisco per gli occhi. Mi perdo nei loro tormentati e molteplici stati d'animo. Sto lì in attesa che si aprano, come un bambino davanti alla tv, seduto sul pavimento con le gambe incrociate, che aspetta l'inizio del film che ha già visto milioni di volte. Li osservo con attenzione quando si chiudono, ostriche rosa che nascondono al mondo iridi di perle. Soffro quando piangono, arcobaleni che gocciolano acqua multicolore. Esulto quando ridono, perché vuol dire che la vita ha vinto ancora. Sorrido quando strabuzzano, perché la meraviglia è indice di disincanto.

Viaggio per gli oceani di due occhi blu come un cielo senza nuvole, per le strade infinite di due occhi neri come la pece, per sentieri montuosi di due occhi verdi come foreste vergini, per i deserti di due occhi castani come le foglie d'autunno. Viaggio e puntualmente mi perdo. Avendo appositamente lasciato la bussola a casa.

E ogni tanto mi ricordo di quando, da bambino, mia mamma avvicinava il suo volto al mio e, toccando la punta del mio naso con la punta del suo, mi faceva giocare a vedere un solo occhio. Due occhi in due, ciclopi per scherzo. Rimanevo incantato per pochi istanti, anche perché, sforzandomi a lungo in quell'esperimento, mi si stancava la vista. Però quel che vedevo in quegli attimi era qualcosa di straordinario: avvertivo la potenza di due occhi in uno, un unico fuoco divampante di un colore accesissimo e senza alcun battito di ciglia.

Ogni tanto penso a come sarebbe la mia vita senza gli occhi. La risposta è che non sarebbe. Chi ha gli occhi per vedere ha la fortuna di godere quotidianamente del mondo e la possibilità di trovare un riscontro reale a ciò che ha sempre immaginato di giorno o sognato di notte.

Io, più semplicemente, utilizzo gli occhi per vedere altri occhi. Per comprendere il mondo attraverso la sua immagine riflessa in quei due specchi dell'anima. Protetta da quegli scrigni intermittenti che si chiamano palpebre.

Che permettono di conservare intatto il ricordo del tempo. E con esso, il segreto della vita.

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