mercoledì 29 febbraio 2012

Non saprei dargli un titolo.

Ho fra le mani il mio futuro. Più chiaro di così. Un motivo in più per dire che colui che ha molte domande alla fine avrà tutte le risposte che cercava. E che a volte coincidono con quelle che sperava. E quando le domande sono lucide, come il vetro di una finestra appena lavato, ecco che quello che c'è fuori si vede con una chiarezza che davvero sembra tutto finto.

Sebbene nulla sia certo nella vita, tranne la morte, che però non è vita e perciò non conta, a volte capita di sapere già tutto prima di tutti, all'improvviso, come un dono innato che ci ha fatto qualcuno, o che abbiamo trovato a terra, e che di solito era proprio davanti agli occhi, ma non ce ne siamo accorti per tanto tempo, tanto era vicino.

Potrebbe non piacere. Oppure essere qualcosa che va davvero oltre ogni aspettativa. Dipende dal carattere di ciascuno, o da dove getta lo sguardo quando si affaccia da un balcone sul mare. Il fatto di guardare per prima cosa la spiaggia sotto o l'orizzonte dello stesso colore del cielo di fronte è decisivo e dirimente, anche se non sembra.

E insomma, pare che alla fine ognuno, anche solo per un istante, riuscirà a vedere il proprio futuro o a scorgerne i contorni. O comunque ad averne coscienza, ad avvertirne anche solo la presenza o a sentirne l'odore.

Io so, ad esempio, che sarò con te, ovunque sarò e qualunque cosa farò, ma con te. E avrà il colore dell'arcobaleno, l'immagine dei tuoi occhi e del tuo sorriso e il profumo di pane appena sfornato e rose non ancora appassite.

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