venerdì 3 febbraio 2012

Neve.

La neve mi circonda. È soffice, bianca, come la panna montata. Ricopre ogni cosa, avvolgendola in un manto candido che consola. Ed è un tutt’uno col cielo. Bianco anche lui, ma meno soffice, adesso che non ci sono le nuvole.

Vorrei gettarmi lì, in quel chiarore lattiginoso, come un bambino fa con la sabbia della riva del mare, lasciando impronte e segni qua e là, frutto dell’istante che guida il mio corpo al posto della mente, ancora incantata per tutta questa neve.

E poi fissare ciò che ho intorno. Immaginando di avere una tavolozza in mano e tutto il tempo necessario per ridipingere il paesaggio come mi pare. Un foglio bianco da reinventare. Come facevo da bambino, appunto. Disegnando a tinte assurde persone e cose. E ricevendo comunque complimenti per non essere uscito fuori dai bordi.

Poi penso ai fiocchi che ci hanno sorpreso quella sera. Quando il freddo e il vento gelido non ci impedivano di lasciare in tasca i guanti e tenerci ugualmente per mano. Per sentire il calore del sangue che scorreva impetuoso, nonostante tutto. E ricordarci che anche da svegli si può essere felici, senza dover attendere i sogni.

Poi, all’improvviso, tutto si è fermato ed è arrivata lei, la neve. Che è scesa uniforme e ci ha ricoperto pian piano. Creando un paesaggio di un solo colore, al solo fine di far risaltare i nostri corpi e le nostre immagini. Ma soprattutto i tuoi occhi e il tuo sorriso. Che sono incredibili e colorano il mondo.

Che di solito è nero, oggi bianco.

Ma che per me, guardandoti, è sempre un arcobaleno.

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