mercoledì 14 dicembre 2011

Autumn in december.

Dicembre, per tutti, è già pieno inverno. In realtà, stando agli impronunciabili solstizi,dicembre cade quasi tutto in autunno e solo da giorno 21 entra, timidamente, nell'inverno. Nel primo inverno, a dirla tutta. Quello teoricamente ancora non troppo freddo, piovoso, innevato. Incazzato, per dirla con una parola sola. Oppure, è un autunno che si attarda, con foglie che cadono sempre più lente e annoiate, appesantite dalle piogge e dalla malinconia. In effetti, però, è difficile immaginare Babbo Natale che sfreccia con la sua slitta su una strada ricoperta di fogliame, armato di ramazza e con un cartoccio di caldarroste in mano. Perciò, ci accontentiamo del primo inverno, così, tanto per non sottovalutare un mese così importante. D'altronde, che cada la neve o cadano le foglie, poco importa. L'importante è che cada qualcosa.

Proprio quel Babbo Natale tanto caro ai bambini, come recita l'incipit di ogni letterina spedita per magia dal tavolo di casa propria a quel nonno di cui ci si ricorda solo una volta l'anno. E anche se, di questi tempi, l'aggettivo in questione è da intendere più in senso economico che affettivo, alla fine ogni bambino, in tutte le epoche, almeno una volta nella propria vita, ha fatto qualche richiesta per iscritto al simpatico vecchietto barbuto, alla faccia degli errori di grammatica e della calligrafia traballante ma felice.

Quando arriva dicembre, è già Natale. Ogni giorno è il 25, il che sembra andare contro il principio per cui, secondo mia nonna, puoi sbagliarti sui compleanni di tutti, ma su quello di Gesù non ci si può sbagliare: è pure segnato in rosso sul calendario. In realtà, è l'atmosfera che si respira a dare questa impressione, perché il mondo sembra girare a velocità rallentata.

La gente cammina per strada a passo lento e il corpo impiega un sacco di tempo a effettuare il minimo movimento, quasi come accade nelle riprese a rallenty in un film. Anche i suoni subiscono una metamorfosi simile, come un 33 giri messo alla velocità di un 45 giri. Sono il calore e l'intensità delle luci per strada ad appannare la vista di ciascuno, a filtrare lo sguardo attraverso una coltre trasparente di nuvole, a rubare il tempo al tempo per trasformarlo nell'istante di un bacio, a separare il vero dall'immaginazione, mettendo da parte il primo per la seconda, lasciata libera di esplodere nella sua bellezza primigenia.

Come quella di tutti i bambini che, ancora oggi, scrivono a Babbo Natale, utilizzando un foglio di carta sul quale ogni sbavatura d'inchiostro è una virgola di sorriso sul viso di ognuno di loro. E su quello di ognuno di noi che ancora è in grado di accorgersene.

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