martedì 6 settembre 2011

L'arte di sapersi ripetere.

Senza che ce ne rendiamo davvero conto, la nostra vita è un continuo ripetersi.

Tendiamo, cioè, a riproporre nel presente situazioni vissute di cui non possiamo fare a meno, il più delle volte fallendo clamorosamente nel nostro intento, finendo per ricreare patetiche imitazioni del passato che non fanno nemmeno ridere. Il tutto perché, indubbiamente, un fiore è più luminoso quando lo si coglie da un campo dove cresce spontaneo sotto i raggi del sole, piuttosto che da un vaso di terracotta tenuto in casa dal quale gli unici raggi che può vedere sono quelli d'acqua di un annaffiatoio.

Ci definiamo originali, mentre invece commettiamo ogni giorno il più squallido dei plagi, ossia quello di copiare noi stessi. Echi senza voce e senza forma, convinti di essere una melodia suonata dal vento fra gli alberi di quella montagna che riflette e ripete ogni cosa meccanicamente, come una moglie che fa l'amore col marito solo per fargli un regalo di compleanno.

Applaudiamo entusiasti per il solo fine di richiedere il bis. Perché davvero più di così non pensiamo sia possibile ottenere da quell'esibizione. Eppure, nonostante le richieste a gran voce, l'artista, che è andato dietro le quinte, non uscirà più sul palco. E si accenderanno le luci in sala, abbagliando gli astanti ancora emozionati, come i fari di una macchina in faccia a un coniglio che attraversa la strada di notte e resta impalato dinanzi a quella visione celestiale. O almeno così crediamo che sia, non conoscendo come sia fatto il paradiso dei conigli.

In verità, se per un attimo riuscissimo a guardare oltre la nostra faccia riflessa nello specchio - cioè ci specchiassimo non solo per abbellirci il viso per piacere agli altri prima ancora che a noi stessi, come tristi clown dal trucco sfocato non perché stanno piangendo - ecco, se riuscissimo a guardare anche lo sfondo dietro di noi, allora le cose cambierebbero.

Non è da tutti ignorare ciò che si vede in primo piano, soprattutto se siamo noi stessi i protagonisti di quel ritratto, realizzato da un autore anonimo ma comunque famoso, essendo esposto e citato nei musei di tutto il mondo e nelle nostre case, sebbene non se ne conosca, in effetti, neppure il nome. Saremmo finalmente consapevoli della realtà e della nostra modestia. E della nostra piccolezza umana, che ci porta continuamente a voler ripetere gesti e a rivivere momenti, perché semplicemente ci hanno fatto bene, pezzuole che puliscono le nostre lenti che si sporcano mentre guardiamo il mondo.

E a quel punto diventeremo tutti artisti della ripetizione, pittori che dipingono con puntini identici tra loro, ma che nel complesso e a lungo andare formano un quadro incredibile, un paesaggio bellissimo che cambia di continuo. Pittori che relegheranno il proprio autoritratto in una parte del dipinto che non è più il primo piano, perché hanno scoperto quello che c'è dietro. E lo vogliono ripetere, seppure solo sulla tela.

Io mi ripeto, è vero, perché seguo l'ispirazione. Anche lei, infatti, ha dei precisi punti di riferimento e scatta ogni qual volta li avverte o li vuole avvertire. Io mi fido e, in base a quello che mi sussurra, mi metto a scrivere. E sto bene.

Poi ci sarà qualcuno che mi applaudirà e vorrà il bis.

1 commento: