giovedì 27 dicembre 2012

Disordinato come un giocattolo.

Mi trovavo in un negozio di giocattoli per comprare un calendario dell'avvento. In ricordo dei tempi in cui le attese non equivalevano ad ansie ma a cioccolatini nascosti nemmeno tanto bene. Al che mi sono accorto che in quella piccola bottega, cadente come i due vecchietti proprietari, regnava il caos più totale. Giocattoli dappertutto, senza un ordine preciso, ammonticchiati alla bell'e meglio, introvabili senza una guida del posto.

E allora ho pensato che alcune cose appaiono in disordine agli occhi dei più, ma, in realtà, sono più ordinate di un'enciclopedia su uno scaffale. O meglio, certi oggetti acquistano la propria identità solo se sparpagliati nel mondo, in modo tale da essere trovati da chi ha occhi diversi da tutti gli altri, come i bambini, appunto. Da chi, cioè, non si cura del disordine ma è ancora capace di capire quando è l'eccessivo ordine a dover fare paura. 

E dunque un giocattolo deve stare in disordine, riempire una stanza, esser gettato con tutti gli altri dalla cesta nel quale è stato erroneamente stipato e dentro la quale è sparito, per poter fare rumore a contatto col pavimento ed esplodere nei suoi colori matti. 

In quel negozio, ho quindi capito che il caos che avevo creduto di vedere era piuttosto la maschera di ordinanza di un disordine congenito e primordiale dei giocattoli. Che non poteva essere altrimenti, sennò il negozio sarebbe stato vuoto. Quasi una rassegnazione alle regole della natura, un pò come quella dei due giocattolai, che con le loro dita stanche incartavano quei piccoli oggetti gioiosi, con una cura ed un'attenzione che sarebbero state poi vanificate da impazienti manine, curiose e laceranti, intente solo a trovare il regalo e incapaci di apprezzarne l'involucro.

Ecco, se fossimo ancora in grado di innamorarci della purezza del disordine, dell'inutilità delle cose perfette, del piacere di perderci in cunicoli di cose pensando solo a trovarle, anziché a capirne la collocazione, forse riusciremmo ad accorgerci che su questa terra rotoliamo tutti allo stesso modo, perché è bello seguirne le rotondità, lasciandosi scivolare.

E' stato dunque in quel negozio di giocattoli che ho capito perché sorrido quando lasci la casa in disordine. E perché, quando torno, ignoro tutto il resto e mi concentro nei tuoi occhi. 

Per comprendere il punto di vista delle cose belle. 


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