giovedì 3 novembre 2011

Sbàttiti.

C'è una finestra che sbatte. Erroneamente si dice che sia la finestra a sbattere, ma in realtà sono le persiane, palpebre legnose di un occhio che si apre e si chiude a mio piacimento, solitamente per mezzo di un chiavistello, che cigola e geme di godimento perché, nel piccolo della stanza, è dal suo scorrere ferroso che dipende l'alternarsi del giorno e della notte in quei pochi metri quadri.

Apro le persiane quando la mattina decido di affacciarmi sul mondo e cospargermi di luce; le chiudo quando ho bisogno del buio avvolgente della notte per addormentarmi, placando i sussulti del corpo che trasuda ancora raggi solari e si illude di riceverne altrettanti dalla luna.

Questa volta, però, è il vento che fa sbattere le persiane. Io le guardo e le lascio fare. Esse sbattono a ritmo coi battiti del mio cuore, fanno rimbombare intorno a me ciò che mi esplode dentro, e che farebbe assordare chiunque se non fosse per quella scatola di pudore che è il torace, naturale frontiera insonorizzata delle paure e delle gioie, cassa armonica di uno strumento stridulo e stonato, che assomiglia a un tamburo senza rullante: il cuore, appunto.

Stranamente c'è un vento regolare, preciso, che non spira a folate ma a soffi, aria sputata dal cielo subito dopo essere stata inspirata avidamente per sottrarla alle nuvole. E questo vento fa aprire e chiudere rumorosamente l'occhio vitreo della mia stanza, d'accordo col mio animo, in virtù di un patto non scritto che mi vincola a lui e mi lega al letto, in attesa di non so che cosa di preciso.

E ad ogni fragoroso colpo delle persiane risponde l'eco di quel muscolo che, guarda caso, è posto in mezzo ai polmoni, tant'è che si dice tolga il respiro, quando pulsa a causa del sentimento, coinvolgendo il cervello in un ballo vorticoso in cui, in fin dei conti, ognuno conduce l'altro a sua insaputa.

Sbatte la persiana, batte il mio cuore all'unisono e al mio cervello arriva un impulso, un ricordo, un momento, sottratto alla memoria del tempo da quel soffio di vento e condotto, attraverso la finestra aperta, nell'orchestra del mio essere, nota mancante per raggiungere l'armonia perfetta.

Perciò è questo rintocco di vita che mi porta a pensarti, ancora, di nuovo, meravigliosa ripetizione di una vita parallela, che tutti abbiamo sognato, almeno una volta. C'è chi sogna di compiere chissà quale impresa, chi di risolvere un problema o, quantomeno, di trovare il modo per poterlo affrontare. Io sogno di vederti, uscendo dalla stanza, dopo aver ascoltato a lungo quella finestra che sbatte.

E' un ricordo che si trasforma in sogno per diventare, un giorno, realtà. Tu lo sai. Io lo so. E aspetto te, ogni istante del mio tempo, col solo pensiero di riabbracciarti mentre mi sorridi, offrendomi spontaneamente un profumo vitale che emana dal tuo corpo, parlandomi con gli occhi, usando silenziose parole di ciglia che non riuscirò mai a scrivere su un foglio di carta.

E poi, insieme, andremo a chiudere quella finestra.

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