lunedì 22 aprile 2013

Adesso mi tolgo qualche Pitruzzella dalla scarpa.


Carissimo Pitruzzella,

non sono un saggio, né un esperto di antitrust. Ma sono residente a Messina, vivo a Milano e, soprattutto, nella mia vita, ho preso molti treni per tornare a casa.

Non riesco a fare i salti di gioia all’annuncio che, sulla tratta Roma - Milano, è stata vinta la battaglia della concorrenza, a tutela del consumatore, grazie a Italo. Sebbene anche io sia un sostenitore dell’accattivante flotta NTV, mi rammarica pensare come, in realtà, gli sforzi dell’Autorità di settore si siano concentrati tutti su una sola fetta di mercato del trasporto ferroviario, quella di sicuro più redditizia, ma non per questo l’unica, tralasciando e abbandonando al suo destino tutto il bacino centro-meridionale. Ad oggi, non esiste l’alta velocità da Salerno in giù, per arrivare alla fine dello Stivale occorre assieparsi su uno dei pochi treni a disposizione (di cui due soli Frecciargento, di Italo nemmeno l’ombra) a prezzi esorbitanti, in condizioni disumane e con ritardi e imprevisti quotidiani, causati, per lo più, dalla condizione a dir poco precaria delle vetture e dei binari. Senza dimenticare che, per gran parte della tratta Messina - Catania, è in funzione un solo binario, per entrambi i sensi di marcia. Ma qui il discorso si farebbe troppo lungo, quasi quanto un Ponte su uno Stretto.

Ora, parlare di concorrenza nel mercato vuol dire, innanzitutto, considerare l’intero mercato nazionale. Oppure, ammettere che, da Roma in giù, non si tratta di mercato, ma, tutt’al più, di mercatino, oppure di bancarella.

Ma siccome, fino a prova contraria, tutti i cittadini sono uguali, sarebbe auspicabile una presa di posizione attiva da parte dell’Autorità competente, che non si limiti alla ricognizione delle problematiche e a tragici segni di assenso con la testa, quasi sconsolati, sulla realtà del sud-Italia, ma passi, ad esempio, per proposte come quella di aprire il mercato in cambio di interventi sulle infrastrutture esistenti o di impegni ad ampliare il raggio dei servizi.

E per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità… passano ancora lenti i treni per Tozeur.

Che in effetti non è poi così lontana da casa.

sabato 20 aprile 2013

Vorrei essere un vulcano: se erutto, non mi devo scusare.

Titolo approssimativo. Ma il mio subconscio vorrebbe che io fossi in grado di maneggiare la lava, per cospargere la realtà, lasciarla solidificare e riproporla fra cent'anni ai posteri. Per farci prendere per il culo.

Premetto che non ho nulla contro Napolitano. E' un brav'uomo e assomiglia a mio nonno buonanima. E stasera non ha rilasciato molte dichiarazioni, perché erano quasi le 19, si era già messo il pigiama, stava per iniziare l'Eredità ed era praticamente ora di cena.

Piuttosto, ho molta rabbia e disgusto. Per essere stato preso in giro, da chi proclamava la propria integrità morale e poi si è sgretolato, come un foglio che brucia nell'urna. Funeraria, che avevate capito.

L'unico dato positivo è che, forse, stavolta abbiamo aperto gli occhi. Tutto è più chiaro (o davvero tetro, a seconda di come la si vede): una poltrona (che poi è uno scranno, diciamocela tutta!) vale più della dignità e delle promesse. Lacrime di coccodrillo valgono più di mille parole al vento. Uomini calvi sfoggiano crani lisci che in teoria dovrebbero fare arieggiare il cervello. Franchi tiratori e tiratori franchi si alternano senza soluzione di continuità. Fioccano accordi sottobanco per salvare il salvabile. Ma suonano stonati. E la corda della chitarra si è spezzata. Poi si vedrà, se ripararla o annodarla a mo' di cappio e appenderla a una trave.

E infine, tutto si è concluso con un applauso liberatorio. Standing ovation, abbracci, esultanze scomposte, baroni rampanti e Cavalieri tutt'altro che inesistenti. Per aver scacciato la paura di aver compromesso tutto. Oppure, di aver perso per uno scacco matto del tutto inaspettato. Grazie a cinguettii che allora, col senno di poi, non erano solo pettegolezzi e dicerie.

Il popolo vuole un giurista: stiamo scherzando, coi tempi che corrono... giammai! Meglio vecchi squali confondibili con soubrette... anche quelli no?!? E allora, a Mali estremi... estremi rimedi! La soluzione migliore è sempre la più semplice: il futuro, decliniamolo al passato! Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova!

E quello che si poteva trovare nel celebre proverbio era forse il cambiamento? La forza di rialzarsi tutti insieme? La rivoluzione? Ma và! Onestamente: serve a qualcosa organizzare assembramenti in piazza? Oppure organizzare assalti all'arma bianca, a cavallo o addirittura su un camper (che poi cambia strada)?

Lì dentro, fra quelle mura, non si entra, nemmeno bussando. Solo col voto.

Caro Rodotà, è vero che ciò che decide il Parlamento è democrazia. Ma è altrettanto vero che ciò che decide la democrazia, purtroppo, è Parlamento.





giovedì 18 aprile 2013

A questo punto mi chiedo per cosa stiamo protestando.


A questo punto mi chiedo per cosa stiamo protestando.

Perché il Presidente della Repubblica non possiamo votarlo direttamente noi? Perché, in teoria, adesso è come se lo stessimo votando noi? Perché se allora fosse stato così non ci sarebbero stati questi nomi e questi numeri? Perché la rabbia cresce ma anche l'Arabia non è mica un brutto posto dove espatriare? Per lo scontato inciucio fra Bersani e Berlusconi? Perché niente cambia e figuriamoci se si trasforma? Perché Renzi ha perso le primarie? Perché Grillo straparla? Perché per una volta avevamo pensato che il voto per i Presidenti di Camera e Senato fosse stato libero da ogni compromesso? Perché è vero che i Governi si fanno coi compromessi ma è altrettanto vero che il "compro" iniziale non necessita per forza di uno che si vende? Perché i nostri rappresentanti politici hanno tradito l’elettorato? Perché il partito ha tradito la propria ideologia? Perché tutti tradiscono tutti e i cornuti non si contano? Perché, a proposito di cornuti, a questo punto, il PD che accusa il PDL è come il bue che dice cornuto all’asino? Perché se Bersani e Berlusconi avessero proposto Rodotà non saremmo qui a protestare? Perché il PD non vuole votare uno di sinistra? Perché Bersani ha abbracciato Alfano? Perché sono entrambi pelati? Perché Bersani ha la cravatta rossa delle grandi occasioni? Perché ci siamo resi conto che la Sicilia di Crocetta non può replicarsi in Parlamento tranne oggi e comunque solamente sotto forma di tre delegati? Perché anche Crocetta non vota Marini? Perché non si tratta di Valeria Marini come avevamo sperato?

O forse perché fuori da Montecitorio va in scena la protesta dei cittadini e ci rendiamo conto che, ancora una volta, siamo appunto fuori e non ci fanno entrare?