giovedì 17 marzo 2011

150 anni di Unità d'Italia. Tutto comincia dal Sud.


Oggi si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia: 17 marzo 1861 (quando fu ufficialmente proclamato il Regno d’Italia) – 17 marzo 2011.
Tutto questo grazie anche a un tizio, di nome Giuseppe, detto “L’eroe dei due mondi” (mica Peppe, Pippo o Pino, come i comuni mortali) che a capo di mille volontari in camicia rossa sbarca in Sicilia, presso Marsala, e conquista il Regno delle Due Sicilie, permettendone l'annessione al nascente stato italiano.  
Ora, come insegna la vicenda del buon Garibaldi, se ci fate caso, tutto (o quasi) inizia (o è iniziato) dal Sud.
Prendiamo la letteratura. Dante, per esempio, parte da sotto(terra) per arrivare su in Paradiso e incontrare Beatrice, tra l’altro riuscendo subito a salire sulla nave (di) Caronte, senza sorbirsi interminabili file per poter varcare lo Stretto, che ai tempi si chiamava Acheronte  e che anche ai tempi presentava problemi logistici per la costruzione di un eventuale quanto ardito Ponte (a favore c’era solo la rima baciata).
Oppure Romeo che, dopo il ballo in maschera organizzato dai Capuleti, dal giardino della villa, per dichiarare il suo amore a Giulietta, si arrampica (in una metaforica scalata da Sud a Nord) sul di lei balcone (in senso edilizio) per dichiararle il suo amore. Si dice che quel giorno, su esplicita richiesta del signor Capuleti, fu inventato il “nome in lista” per l’ingresso alle feste private.
Non si dimentichi poi il tema delle grandi scoperte. Cristoforo Colombo, nel tentativo di “passare dalla strada di sotto”, tradizionalmente più breve (così, nelle città di mare, si definisce la litoranea per contrapporla alle varie tangenziali) invece di raggiungere le Indie, finisce al Nord(America), di fatto scoprendo il continente americano. Con buona pace dei vichinghi che rivendicano l’evento ma che non potranno mai competere con la bella presenza del Colombo e con il romanticismo delle tre caravelle. La smettano di indossare cappotti di mammut e copricapi con le corna e ne riparleremo.
Oppure l’Apollo 11 che, per arrivare sulla Luna, decolla verso il cielo nero e le stelle (in Italia - e a ben guardare anche sulla Luna - era notte fonda) partendo dalla Terra (o da terra, che dir si voglia).
Per non parlare dei fenomeni naturali. La lava che fuoriesce dai vulcani viene spinta con forza dal cuore remoto e meridionale della Terra e con passione e vigore sprigiona tutta la sua energia vitale fuoriuscendo al culmine del suo cammino posto a Nord sotto forma di cratere. Che poi, se ci pensate bene, l’anima rabbiosa, calda, pulsante, possente e rassicurante del pianeta è proprio il centro della Terra.  Lo si può immaginare come meglio si crede – come un nucleo caotico di  materia, come un uomo barbuto di nome Dio o come una donna dai mille tentacoli che aziona le leve del meccanismo del mondo – ma un dato è certo: rispetto ad ogni centimetro di terra o di acqua della superficie, il centro del mondo è a Sud. Inesorabilmente, perpendicolarmente, ardentemente a Sud. E da lì è iniziato tutto, con quel gomitolo formatosi col Big Bang o dalle mani di chissà quale entità primigenia, che piano piano si è ingrossato e ci ha dato vita. E lì tutto finirà. Non a caso, la fine (come l’inizio) è sempre a Sud: dalla stella che collassa su se stessa, accartocciandosi intorno al suo profondo e interno cuore meridionale, alla vita di ogni essere vivente, che termina giù, nella terra, a Sud del cielo.
Negli ultimi tempi il Sud, quello più estremo, per geografia (rispetto all’Europa) e per condizioni sociali (rispetto al mondo), si impone nuovamente come un punto di partenza. I giovani nordafricani, infatti, come un’enorme bocca divina, fanno soffiare verso Nord un vento di cambiamento. Un Libeccio (è il caso di dirlo) che ripulisce lo smog sociopolitico dei loro regimi e si diffonde con forza nell’Europa, riportando i valori di libertà e democrazia nella culla che li ha generati. Perché ogni tanto, come si suol dire, un ripasso fa sempre bene.
Il mio augurio per i 150 anni dell’Unità d’Italia è che, anche con l’aiuto di questo vento, ogni italiano, da domani, ricominci da zero. E rialzi la testa. Con un movimento del capo che, mai come in questo caso, permetta di riportare la vista degli occhi dal Sud dei propri piedi ai settentrionali occhi degli altri.