domenica 21 febbraio 2010

L'Italia di Sanremo

Credo che valutare il momento storico del proprio Paese, al giorno d’oggi, non sia un compito poi così difficile. Basta infatti analizzare qualsiasi fenomeno sociale per arrivare ad un risultato soddisfacente, senza bisogno di addentrarsi in complicate riflessioni politiche o culturali.. ma per il semplice fatto che manca la materia prima.
Ecco perché ho deciso di fare ciò, dopo aver visto il Festival di Sanremo, fenomeno sociale per eccellenza. Gli esiti e lo sviluppo dell’intera manifestazione mi hanno lasciato perplesso, per usare un eufemismo.
Cito alcuni episodi.
Riammettere in gara, attraverso il televoto, 2 di 5 canzoni escluse (giustamente) dalla giuria tecnica dell’orchestra, ha costituito, a mio parere, una vera e propria “offesa” al concetto di musica, che deve essere la protagonista (se di livello) di un Festival della canzone italiana. Se poi penso che le 2 canzoni erano interpretate (e in parte scritte) dall’ennesimo concorrente di una delle tante trasmissioni spazzatura della nostra amata tv e da un trio composto da un noto cantante biscazziere, un reale esiliato e tornato a fare il ballerino in Italia e un povero tenore vittima della situazione, mi viene il freddo. Che diventa gelo quando le 2 canzoni arrivano in finale ed una addirittura vince, a scapito di altre canzoni ed altri artisti di livello sicuramente superiore (ma stroncati dal suddetto televoto). Quando dico che il diritto al voto è il vero nemico della democrazia, non credo di avere poi così tanto torto. Soprattutto perché penso che i “tele votanti” sono anche coloro che votano i politici italiani. Nel mezzo, un unico grande strumento di propaganda, che narcotizza e appiattisce la collettività (o comunque gran parte di essa): la televisione, con i suoi programmi da “populino” che imperversano con uno share sempre alle stelle. Insomma, il problema “italiano” è un problema palesemente culturale, nel senso più puro del termine.
Ma non c’è solo questo.
Emblema dell’Italia di oggi è anche stata l’apparizione del ct della nazionale italiana di calcio sul palco dell’Ariston in qualità di accompagnatore (pensa un po’!) del suddetto trio. Contravvenendo al regolamento del Festival, con un atteggiamento squallido (e a tratti infame), ha iniziato a sproloquiare prima dell’esibizione musicale, citando gli italiani all’estero e paragonandone le sorti al reale di cui sopra (sic!) e ricordando il ct della nazionale di ciclismo, scomparso qualche giorno prima in un incidente, al solo fine di “salvare” le sorti di una canzonetta. Al termine della stessa, eccolo riapparire sul palco, abbracciando gli interpreti stile “padrino” (ma un “padrino” fatto male!). E il direttore artistico del Festival, invece di condannare e sanzionare questa evidente violazione, l’ha giustificata in quanto “si trattava del ct della nazionale italiana di calcio: non me la sono sentita di fermare un'icona italiana”. Questo perché la legge è uguale per tutti, ma alcuni sono più uguali degli altri. E sto parlando di un episodio insignificante, cui si applica però un principio, tutto italiano, che ritroviamo anche su larga scala ed in circostanze ben più importanti e delicate (un indizio: uomini politici e giudizi pendenti. Cosa o chi vi ricorda?).
E concludo con altri 2 episodi, entrambi tratti dall’ultima serata del Festival.
Un noto giornalista e conduttore televisivo irrompe sul palco, intervista tre operai di Termini Imerese e poi dà la parola, sul tema, a 2 politici presenti in sala. Non si capisce perché l’abbia fatto: certo non si può risolvere il problema della disoccupazione con un intervento in diretta al Festival di Sanremo! Ma questo il buon vecchio giornalista lo sa. Sa anche però che coinvolgere 2 politici di opposte fazioni crea sempre scompiglio. E lo scompiglio crea share. Come insegnano le trasmissioni-ciarpame di cui sopra. E se anche gli fosse sfuggito qualche volta questo concetto, ha la fortuna di poter sempre contare sull’”aiuto da casa” che gli ricorda come si fa, essendo stata la moglie ad inventare questo triste e fangoso gioco (o forse “giogo”?) televisivo.
Evito di approfondire il tema dell’intervento di questi c.d. “uomini politici”, limitandomi a ricordare (per verificare la mia memoria e lucidità mentale, non per altro!) l’”ominicchio” di Sinistra subissato dai fischi e subito rintanatosi nella sua comoda e sicura poltrona della platea ed il “pagliaccio” di Destra, applaudito ed acclamato a gran voce e circondato dai suoi accoliti che placavano le (poche) contestazioni con gestualità da regime (peccato che avessero dimenticato i manganelli nel soprabito appeso al guardaroba dell’Ariston!).
Infine, la breve apparizione della banda dell’Arma dei Carabinieri. Agghindati come alberi di Natale e luccicanti più dei loro strumenti, eseguono il motivetto di Star Wars (che c’entra?) e la “Fedelissima”, diretti da un fin troppo “aggraziato” Colonnello, con il suo vistoso copricapo a forma di vulcano e con tanto di lunga spada d’ordinanza alla cintola. Alla loro uscita dal teatro, passando per la platea, tutti in piedi ad applaudire.
Questa è l’Italia. Bisogna farsi una ragione. O forse un esame di coscienza.